10×1 “Happy mistakes. Perché ogni errore è una verità svelata”, Antifragile

È molto importante fare errori. Molto, molto importante. Se non ne avessi fatti non sarei l’uomo che sono oggi. (David Bowie)

19 luglio 2016
Registrazioni backing vocals “Parole al vento” (voci guida)

Elisa (nell’altra stanza – davanti al microfono, tra sè): “Credo di aver appena fatto una cazzata”.
Stefano: (sala mixer – comunicazione al talkback): “Hai appena fatto una cosa bellissima, anche se era uno sbaglio”.
Davide: “MAIUNAGIOIA”.

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Una piccola gioia. (Ph: Matteo Sandi)

“Parole al vento”, una delle canzoni di Antifragile, è frutto di una serie di accordi sbagliati al pianoforte. Solitamente compongo con la chitarra, ma il pianoforte o il basso mi danno la possibilità di sperimentare nuove vie che solitamente non sceglierei, e la cosa mi intriga da sempre parecchio.
Non sento la responsabilità di seguire delle regole precostituite non essendo il mio strumento principale, e questo mi rende più libera mentalmente.

Lo spunto dell’incipit, ovvero l’errore creativo (come lo definirebbe Gianni Rodari) o l’happy mistake (come l’ha definito Brian Eno) come nuova opportunità mi ha spinto a fare un po’ di ricerca sull’argomento, ovvero come vengono considerati gli errori nella musica, e di conseguenza nella vita.

Digitando “errori nella musica” su Google escono una serie di risultati che mettono solo in luce l’aspetto negativo di un errore, e questo dà già a pensare sul tipo di approccio che abbiamo nei confronti di un elemento inaspettato e incontrollato.

Se la fortuna e un po’ di collegamenti mentali accomulati negli anni non mi avessero aiutata, la mia ricerca sarebbe finita qui e chiuderei l’articolo dicendovi che un errore è penalizzante e non dovete farne mai, e invece signori… Di errori dovete farne molti. Perché?

1. In ogni errore giace la possibilità di una storia. (Gianni Rodari)

Nella “Grammatica della Fantasia” Gianni Rodari analizza l’errore creativo, soffermandosi sui refusi dei suoi pezzi battuti a macchina e degli errori grammaticali dei bambini.

Da un lapsus può nascere una storia, non è una novità. Se, battendo a macchina un articolo, mi capita di scrivere “Lamponia” per “Lapponia”, ecco scoperto un nuovo paese profumato e boschereccio: sarebbe un peccato espellerlo dalle mappe del possibile con l’apposita gomma; meglio esplorarlo, da turisti della fantasia. Se un bambino scrive nel suo quaderno “l’ago di Garda”, ho la scelta tra correggere l’errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l’ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo “lago” importantissimo, segnato anche nella carta d’Italia. Un magnifico esempio di errore creativo è quello che si trova, secondo il Thompson (“Le fiabe nella tradizione popolare”, Il Saggiatore, Milano 1967, pag. 186), nella “Cenerentola” di Charles Perrault: la scarpina della quale, in origine, sarebbe dovuta essere di “varie” (una sorta di pelliccia); e solo per una fortunata disgrazia diventa di “vere”, cioè di vetro. Una scarpina di vetro è sicuramente più fantastica di una qualunque pantofoletta di pelo, e più ricca di seduzioni, anche se figlia del calembour o dell’errore di trascrizione.
La stesura di un testo, o l’esecuzione errata di un accordo può portare a una soluzione più affascinante rispetto a quella pre-intesa.
Ecco che qui l’errore è un percorso laterale, una creazione autonoma di cui ci si serve per assimilare una realtà sconosciuta.

2. L’errore può rivelare delle verità nascoste. (Gianni Rodari)

Ridere degli errori è già un modo di distaccarsene.
Curiosamente Susan, mentre stavano andando al concerto dei Daughter qualche giorno fa, in maniera assolutamente casuale ha espresso due concetti “rodariani”, ovvero che per definire una cosa bisogna conoscerne il suo opposto, e che non esistono sbagli, ma scelte che noi consideriamo migliori rispetto ad altre alternative.
Così come in un testo una parola giusta esiste solo in opposizione alla parola sbagliata. Rodari cita spesso la creazioni di “binomi fantastici“, due parole di cui sfruttiamo l’errore (“serpente bidone” al posto di “serpente pitone”) o di un’unica per ricavare una storia fantastica.

Anche qui, sbagliando s’impara, dice un vecchio proverbio. Uno nuovo potrebbe essere che sbagliando s’inventa.

3. Ogni errore è un’opportunità nel jazz. (Stefon Harris)

Alla TED conference del 2011, il vibrafonista statunitense Stefon Harris spiegò, con l’ausilio della sua band, che ciò che può sembrare un errore non è altro che un’opportunità.

Oltre a un’esibizione musicale e una dimostrazione tecnica della sua osservazione, nel video Harris mette in evidenza come una nota suonata dal suo pianista possa essere percepita come un errore e soprattutto, come questa nota “stonata” possa invece diventare una melodia. Il punto del suo discorso è che in generale molte azioni vengono captate come un errore solo perché noi non reagiamo nella maniera opportuna.

Fonte: http://autori.fanpage.it/nella-musica-come-nella-vita-non-esistono-errori/

4. Onora ogni tuo errore come un’intenzione nascosta (Oblique Strategies, Brian Eno e Peter Schmidt)

Rockit riprende alcune dichiarazioni di Brian Eno sulla creazione musicale contemporanea e degli effetti negativi che il massiccio uso di tecnologia può comportare.

La tentazione è di levigare ogni singolo dettaglio. Quando si ascolta una cosa per più e più volte, e magari c’è una parte della batteria che è leggermente meno precisa, allora la si sostituisce con un’altra. L’effetto immediato è di peggiorare quella parte: senza accorgertene tu stai gradualmente omologando l’intera canzone anche se ogni singolo ritmo, o ogni singola parte di chitarra, ti sembrerà perfetta.

Eno prova a spiegare che secondo lui i cosiddetti “happy mistakes”, ovvero gli errori felici capitati per caso all’interno di un brano e che hanno involontariamente suggerito nuovi modi di suonare e nuovi arrangiamenti ai musicisti che li hanno commessi, siano molto importanti per dare la giusta personalità ad una canzone.

Nel 1975 il produttore ed il pittore Peter Schmidt aveva inventato un set di carte intitolato “Oblique Strategies”, nato con l’obiettivo di aiutare gli artisti alle prese con un blocco creativo. Ogni carta contiene un consiglio per superare tale impasse e uno di questi è appunto “Onora ogni tuo errore come un’intenzione nascosta”. Queste carte vennero utilizzate in molte delle sue produzioni, dai Talking Heads a David Bowie (nello specifico “Sense of doubt“, contenuta in “Heroes”).

5. Un errore può diventare arte. (Glitch Art/Glitch Music)

Avete presente i monitor dei videogame o dei tabelloni ferroviari quando, per un errore di sistema, vanno in tilt e tutto ciò che si vede sono dei puntini colorati in movimento frenetico?
Il termine tecnico è glitch e da questi errori nasce la glitch art.


GLITCH #03 – EXHIBIT ALPHA (2001)

Ant Scott dal 2001 ha fatto dell’imperfezione digitale un fattore estetico realizzando dei lavori ottenuti attraverso la forzatura del sistema e il suo conseguente blocco. Al glitch si rifà, inoltre, anche un particolare tipo di musica, la glitch music appunto, che spazia dall’elettronica all’ambient e che consiste nel fondere frammenti musicali con piccoli rumori e altri “errori” acustici, il tutto ritmato nuovamente. Tra gli esponenti Autechre, Fennesz e Aphex Twin.

La cosa interessante è che Ant Scott ha colto una cosa presente e riconosciuta e ne ha ribaltato il punto di vista, ergendo un’anomalia ad arte.
Ha fatto di un’errore una nuova opportunità.
Ha svelato una verità nascosta.
Ha creato una nuova storia.