Ho provato tante volte a chiedermi perché mi piaccia fare musica. Nonostante mi faccia soffrire come un cane e mi faccia fare una vita che la clausura in confronto è uno Spring Break. Perché diciamolo, essere musicista non è una passeggiata.

“Devi essere forte”
E’ vero, l’artista è fragile, perché l’esigenza di fare arte nasce da una mancanza. Ma il termine non deve essere scambiato con debole.
Perché devi essere forte? Enucleiamo insieme le varie fonti di disagio.

Per palati trash finissimi.

1- La GGENTE

Come può la base principale dei tuoi guadagni futuri essere fonte di cotanti problemi?
Attenzione, ho detto GGENTE, non Persone.
La GGENTE solitamente non è dotata di tatto, intelligenza e un minimo di empatia.
La GGENTE è composta da individui insoddisfatti e delusi dalla loro esistenza che senza colpo ferire scaricano su di te le loro invidie, rancori e stupidità. Live o in podcast. Telematicamente o con coltellino a serramanico.
Solitamente la GGENTE è quella che non viene mai a un tuo concerto, non ha mai ascoltato una tua canzone anche per sbaglio, non ha mai visto un tuo videoclip nemmeno di spalle (sia mai comprare un tuo album!), è in pole position sul divano quando parte un talent e sa sempre regalarti le parole giuste. Sa se sei troppo giovane o troppo vecchio. Sa se sei bravo o no. Sa tutto.
Certo, la sua visione della discografia dietro a uno schermo sgranocchiando delle Cipster sicuramente è molto più attinente della tua che stai a sbatterti per trovare date nei locali. Già già.
Ah, loro sono quelli che solitamente dicono “Sì ok musicista, ma che lavoro fai?” o “Ma non è un lavoro serio, non guadagni“. Gettonatissime nei loro discorsi da jet set mondano a Roccella Jonica.

Loro ti osservano. (Vedi foto successiva).

2 – LA SOCIETA’ ODIERNA

Una società stessa che considera la cultura una pezza da piedi svaluta tutto l’indotto ad essa collegata. In Italia esistono pochissimi esempi di luoghi nati esclusivamente per fare concerti, figuriamoci quelli rock. I concertoni grossi? Stadi e palasport. Non propriamente la prima destinazione d’uso, per capirci.
Non andiamo poi nel piccolo, pub con l’acustica di un gabinetto in Autogrill e palchi tenuti su con due bimattoni. Ero presente.
I locali che chiudono, l’assenza di palchi medi.
Le proposte delle radio commerciali? AHAHAH.
Non parlo della SIAE perché sarebbe circonvenzione d’incapace.


E’ accaduto davvero.

3 – GLI ADDETTI AI LAVORI

Etichette discografiche, promoter, agenzie di booking, agenzie di comunicazione, tour manager, produttori, fonici, etc. a volte improvvisati senza nessun tipo di background/formazione adeguata. La Qualunque può dichiararsi “production sound mixer” senza saper nemmeno sapere accendere un sound mixer.
La Qualunque può dichiararsi ufficio stampa mandando qualche e-mail a delle webzine chiedendo di recensire il disco del loro pupillo. Fanno 2000 euro, grazie.
Talent scout che ti contattano via Facebook dicendo “Io posso aiutarti, ho una villa in Sardegna, vieni a farmi compagnia“.
I concorsi canori con 150 euro di tassa d’iscrizione con giuria di qualità che se lo vinci fai Castrocaro-Sanremo in meno di due ore. Vitto, alloggio, viaggio tuo e della giuria di qualità a tue spese.
Soldi spesi -> tanti. Soldi guadagnati e visibilità -> zero.

L’unico concorso per cui andrei in rosso.

4 – I MUSICISTI

Quelli bravi ma inaffidabili e incapaci di interagire con la vita vera. Quelli mediocri che prendono una critica costruttiva come un’offesa alla madre e non ti rivolgono più la parola. Quelli che pacconano a 15 minuti dal concerto, quelli che se c’è un problema che ti riguarda ovviamente non te ne mettono al corrente ma esternano i loro malumori con tutti gli altri del gruppo ad eccezione di te. Quelli che “ti faccio sentire un pezzo mi dai un parere?” e non rispondono o ti arrubbano l’idea. Quelli che stai registrando l’album con relativa promozione e scappano a Londra senza avvisarti dopo 5 anni di intensa collaborazione. Quelli che non ce l’hanno fatta per qualche motivo (il più delle volte per colpa loro) e nell’attesa della loro grande occasione di rivalsa cercano sempre salire nel carretto dei vincitori. Quelli che si fanno molti selfie mentre tu cerchi di sistemare una canzone. Quelli che se ti va bene non rispondono più alle tue chiamate di punto in bianco (ma il loro status su WhatsApp e Facebook è perennemente online), se ti va male riescono pure a spillarti qualche soldo.
Per ogni celebrità ce ne stanno cento nell’ombra. Che solitamente rosicano.

Ero rimasto senza benzina, avevo una gomma a terra, non avevo i soldi per prendere il taxi, la tintoria non mi aveva portato il tight, c’era il funerale di mia madre, era crollata la casa, c’è stato un terremoto, una tremenda inondazione, le cavalette, non è stata colpa mia, lo giuro su Dio!

5 – TE STESSO
Sei anche tu un musicista e sei pieno di paranoie. Spesso non fai mai abbastanza, devi fare di più, non suoni bene, non canti bene, non sei mai stato in grado di fare il tuo lavoro, non sei più in grado di scrivere, hai perso l’ispirazione, è colpa tua, è colpa degli altri, è colpa dello Stato, hai finito i soldi, hai il male di vivere, hai paura di essere felice perché hai paura di perdere la tua vena poetica, non ti senti capito, ti hanno messo pochi like sul video, hai avuto una giornata in cui hai dovuto interagire con la GGENTE, la SOCIETA’ ODIERNA, un ADDETTO AI LAVORI e un MUSICISTA.


Io in un momento di concitata euforia.

Sì, tante volte mi sono chiesta perché non potevo nascere con la voglia di mettere giù piastrelle o saldare tubi. Non ho scelto di essere una musicista, ci sono nata. E come tutte le cose che ami ha i suoi lati negativi (non che fare la social media manager mi abbia regalato alcune chicche come “questa pagina Facebook la gestisce meglio mio nipote gratis” o “vorrei una foto profilo che si illumini a intermittenza“).

La cosa che si avvicina di più a quello che provo quando faccio musica è paragonabile a quando ti innamori follemente di qualcuno e senti che lo stai per perdere. Allora sei disposta a viaggiare in treni sporchissimi e sovraffollatissimi, a prenderti pioggia, vento, neve, a usare i cessi dei locali come camerino per vestirti e truccarti, saltare pasti, dimenticare di idratarti, dormire poco e male, ammalarti, andare in miseria. Perché? Razionalmente tutto sembrerebbe una cazzata.
La musica è l’unico posto dove sto al sicuro (cit. Licia Missori), dove sto bene. I raggi gamma dei talent, della ggente, della società odierna, degli addetti ai lavori, dei musicisti, di me stessa arrivano sempre. A volte rimbalzano sotto lo scudo delle parole di amici musicisti seri e sinceri, a volte colpiscono e fanno tanto male.
Solo che c’è una cosa che chi non è innamorato non capisce: non si può vivere altrimenti.
Io ti amo, Musica.

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